La “ricetta” dei Centri per Bambini e Genitori: amalgamare gli ingredienti e servire ben caldi

Un contributo datato 2008, che ho scritto per commentare il monitoraggio regionale dei Centri per Bambini e Genitori in Emilia-Romagna… forse non è troppo invecchiato. La foto è del Centro Bambini e Famiglie “L’Elefante Blu” di Ferrara, dove, io e mia moglie, siamo stati invitati ad un incontro da Tullio Monini… 

Risalire alla ricetta di una buona pietanza dopo averla assaggiata o, addirittura, solo attraverso il racconto di chi l’ha provata non è facile. Ma è un tentativo da fare se si vuole che siano in molti a poter godere di quel piatto nutriente e gustoso e, come è giusto che sia, se si vuole restituire ai cuochi il riconoscimento del loro lavoro e, se possibile, un contributo per aprire piste di ricerca verso sapori nuovi e vivande sostanziose. La ricerca degli ingredienti fondamentali è il primo passo e la ricostruzione del processo di preparazione è il secondo.

Quando poi si tratta di comprendere i valori, le componenti essenziali ed i fattori di successo di un servizio alla persona è ancora più difficile, ma è stimolante ed è un compito che ritengo indispensabile per dare un apporto alla costruzione di una cornice di senso, culturale e scientifica, in grado di raccogliere l’evoluzione di servizi ed interventi, secondo logiche programmatorie e gestionali più adeguate alla condizione e alla situazione delle persone.

Questo è particolarmente vero per una fase delicata della vita della persona, quella della prima infanzia, dove il sistema dei servizi educativi e sociali destinati ai “cittadini in crescita” di questa fascia di età impatta necessariamente anche le esigenze ed i bisogni dei loro genitori e delle loro famiglie in un mix dove per gli operatori è essenziale, ma non sempre facile, evitare la confusione di obiettivi e ruoli, di priorità e funzioni.

Il “racconto” di partenza è il monitoraggio regionale dei Centri per Bambini e Genitori in Emilia-Romagna dal quale ho provato a far emergere gli elementi secondo me più importanti, che non sempre sono i più evidenti, in grado di qualificare e spiegare il senso di questo “servizio tra servizi”. Il rapporto pubblicato è un “racconto” che, seppur fortemente contestualizzato, rappresenta e descrive un’esperienza significativa e trasferibile perché capace di rispondere a bisogni reali e crescenti dei bambini e delle bambine da 0 a 36 mesi e delle loro famiglie. 

La individuazione e la descrizione degli “ingredienti” essenziali dei Centri per Bambini e Genitori in Emilia-Romagna è assolutamente personale, ma confido nella capacità di chi saprà leggere “tra” e “oltre” le righe per evocare piste di ricerca verso nuovi “saperi e sapori”. 

La compresenza è il primo elemento da considerare anche perché è sicuramente l’aspetto peculiare di questo servizio in cui è la denominazione stessa ad indicarlo come essenziale e caratterizzante. L’attività di compresenza bambini e adulti non è però solo l’attività principale e la cornice dei numerosi interventi educativi realizzati dai Centri Bambini e Genitori, è anche un modo di ritrovarsi per parlare, giocare, crescere insieme tra genitori e figli. Dal mio punto di vista le caratteristiche qualificanti di questa concezione di compresenza sono essenzialmente tre:
– La compresenza è stare insieme tra genitori e bambini in uno spazio dedicato e adeguato, ma che riserva anche tempi di separazione, di socializzazione ed individuazione per il bambino e di confronto per gli adulti. Nella “normale” vita di casa spesso la diade bambino-adulto rischia di invischiare il corretto equilibrio della relazione genitore-figlio che è dato dal mantenimento di ruoli ed identità distinte.
– La compresenza è stare insieme al proprio figlio e insieme al proprio genitore, ma insieme ad altri bambini e ad altri genitori. Sempre più le case dove abitiamo sono degli “appartamenti” (da verbo appartarsi?) dove ci si ritira cercando serenità, ma trovando spesso solitudine, per cui avere la possibilità di frequentare luoghi partecipati anche se protetti è una opportunità importante e sempre più necessaria nei contesti di vita attuali.
– La compresenza è stare insieme tra genitori e bambini con la presenza discreta e attenta di operatori che creano un contesto curato, in grado di accompagnare i bambini e gli adulti che lo frequentano nella costruzione partecipata di un sapere educativo attraverso le esperienze di relazione condivise, aperte, socializzanti. Nell’immaginario collettivo (e forse non solo) il ruolo degli operatori dei servizi alla persona (sanitari, sociali, educativi…) si caratterizza per: eccessiva invasività nella sfera privata, frequente giudizio sulle capacità di cura delle famiglie, approcci sostitutivi o di supplenza che non aiutano la tutela e l’integrità della persona e non favoriscono la crescita delle capacità e delle competenze. Il ruolo e la funzione degli operatori dei Centri Bambini e Genitori identificano una modalità diversa di presenza, caratterizzata dall’accompagnamento e dalla responsabilizzazione, che prefigura anche un approccio nuovo in grado di assecondare la corretta evoluzione delle professionalità al servizio delle persone: rispetto, rivalutazione, vicinanza, sostegno, consolidamento…

La prossimità è un altro componente importante dei Centri Bambini e Genitori che si configurano non solo per essere “luoghi” vicini alle famiglie con bambini piccoli, ma anche con “tempi” vicini ai bisogni e alle necessità di questa “doppia” tipologia di utenza e, soprattutto, per creare opportunità di vicinanza, di contatto, di incontro, di relazione… La prossimità non è solo una connotazione spaziale e geografica, esprime anche un valore, sottolinea le affinità possibili, da ricercare, e la possibilità di “addomesticarsi” (nel senso usato da Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe).

Riferito ai servizi alla persona il termine prossimità esprime anche la sempre più indispensabile reciprocità tra pubblico e cittadino, tra “titolare” del servizio e destinatario: uno “stato” più vicino ai cittadini”, ma anche un luogo più vicino allo “stato”, dove far sentire la propria voce ed essere protagonisti. I cosiddetti “servizi di prossimità” non possono essere ridotti solo alla semplificazione dei percorsi di avvicinamento degli utenti alle istituzioni ed all’ottimizzazione dell’organizzazione dei servizi più strutturati. Va allargata la riflessione per farli diventare servizi con un proprio specifico e non finalizzati solo ad intercettare le situazioni di disagio o ad avvicinare i cittadini fragili. I Centri Bambini e Genitori esprimono queste potenzialità dei servizi di prossimità perché si inseriscono nella rete dei servizi già presenti sul territorio comunale, sia pubblici che privati; rappresentano una rete di punti di ascolto e di riferimento finalizzati al sostegno e alla valorizzazione delle potenzialità e della competenze dei cittadini. I Centri possono creare condivisione, senso di appartenenza… mettono in moto interessi e promuovo azioni coordinate, centrate sulla partecipazione e sul riconoscimento reciproco. È questa la prospettiva dei servizi per l’inclusione versus i servizi di contrasto dell’emarginazione. Questo è anche l’orizzonte di sviluppo di tutti i servizi alla persona ed è indicativo, ancora una volta, che un apripista per tutti i cittadini sia un servizio pensato per l’infanzia.

Nella variegata esperienza dei Centri per Bambini e Genitori si coglie un altro ingrediente frequentemente presente ed è la flessibilità. In effetti l’estrema variabilità di connotazioni rispetto a attività svolte, sedi e spazi disponibili, orario di apertura, presenza e tipologia del personale si potrebbe interpretare anche come frammentazione, eterogeneità, disordine, confusione… Ma riflettendo meglio si comprende come le diversità dei servizi (tra province diverse, capoluoghi di provincia e territori, tra Centri all’interno della stessa città) non sia l’effetto della “mancanza di” o della “insofferenza verso” indicazioni normative o di una confusione metodologica o organizzativa, bensì l’esito di un’attenzione a modellare e adattare il servizio alle effettive e specifiche esigenze del territorio in cui si opera e della volontà di collegare l’evoluzione della specificità del Centro per Bambini e Genitori ai servizi, agli interventi o ai progetti che lo hanno generato nel tempo, garantendo continuità e innovazione. In questo senso la flessibilità è un valore perché, se collegata ai successivi elementi considerati, permette di sviluppare tutte le potenzialità di una “tipologia” di intervento e garantisce che un servizio sia “a servizio” dei destinatari e non viceversa.

Un altro fattore che appare decisivo per l’efficacia dei Centri per Bambini e Genitori è l’integrazione. Il legame con il nido d’infanzia, sia in termini strutturali che organizzativi, ma anche metodologici e culturali emerge da molte riflessioni sul monitoraggio dell’esperienza in Emilia-Romagna, ma l’idea e le potenzialità del concetto di integrazione, come può essere declinato nei Centri per Bambini e Genitori, vanno anche oltre. Se è vero che i Centri sono un “servizio tra servizi” va colta la particolare funzione di crocevia tra servizi (sociali e sanitari oltre che educativi) che essi possono svolgere per le famiglie con bambini piccoli: può essere un tramite o un luogo neutro, uno spazio franco e non stigmatizzante dove agganciare situazioni difficili e avviare il trattamento di casi problematici; può essere anche uno dei luoghi della sinergia tra i servizi pubblici, del privato sociale, del volontariato e le risorse informali della società civile. Quanto più si svilupperà la concezione del Centro per Bambini e Genitori come un servizio “normale”, come un luogo di “normalità”, contro l’idea di servizio “speciale”, fuori dalla quotidianità, tanto più esso potrà essere un luogo di incontro e di integrazione di tutte le risorse del territorio, istituzionali, organizzate e spontanee.

La componente governance nei Centri per Bambini e Genitori non è sempre e ovunque evidente, ma si configura sempre di più come un tratto essenziale e uno strumento/obiettivo per i servizi alla persona che devono sempre più da un lato essere governati nella corretta prospettiva della sussidiarietà e, dall’altro, considerare concretamente i destinatari dei protagonisti e dei cogestori.

Sul primo aspetto la scelta della Regione Emilia-Romagna per i Centri per Bambini e Genitori appare concettualmente valida (anche se non ho elementi per verificarne la coerenza operativa) perché: mantiene al livello centrale le funzioni programmatorie, di indirizzo, di verifica; non dà direttive rigide di configurazione dei servizi; destina finanziamenti vincolati perché vuole investire nel settore della prima infanzia sviluppando anche questa specifica azione; accompagna metodologicamente l’evoluzione dei servizi con attività formative e di aggiornamento… e nel contempo lascia ai territori ampio margine di autonomia organizzativa, gestionale, di coordinamento, di sperimentazione e sviluppo. 

Sul secondo aspetto il monitoraggio dei Centri per Bambini e Genitori non approfondisce specificamente il ruolo delle famiglie in questi servizi oltre il ruolo di destinatari, ma va da sé che, soprattutto nelle attività di compresenza e nella funzione di “committenza” verso nuovi interventi e attività interne ai Centri, l’interazione tra operatori, genitori e bambini si può configurare come una espressione di concertazione tra portatori – interni – di interessi finalizzata al conseguimento di obiettivi comuni, nella collaborazione.  

Un conclusivo ma non ultimo elemento presente anche in questo servizio è la documentazione. Il monitoraggio dei Centri per Bambini e Genitori in Emilia-Romagna si inserisce nella migliore tradizione regionale dove la documentazione nei e dei servizi per l’infanzia e per l’adolescenza non rappresenta una scelta metodologica profonda e meditata; non è un opzionale ornamento di facciata, un adempimento formale, un giustificativo o un’occasione di autocelebrazione. La documentazione di un servizio nasce prima del servizio stesso, si sviluppa ex ante, in itinere ed ex post e permette al servizio di “rendere conto” del proprio operato, di restituire senso e significato di quello che si è fatto.

La documentazione in un servizio risponde a diverse esigenze:
– favorisce l’oggettivazione e la rielaborazione personale e di gruppo dell’esperienza condotta;
– crea una memoria storica;
– costituisce uno strumento di gestione delle attività;
– rappresenta una fonte di informazioni per la comunicazione.

In questa prospettiva la documentazione è necessaria è utile a tutti i soggetti che hanno un qualche ruolo nel servizio, dagli operatori e dai coordinatori per accompagnare l’operatività e l’esecutività dei professionisti, dai dirigenti e dagli amministratori locali per garantire il livello organizzativo e gestionale, dall’amministrazione regionale per favorire il controllo strategico e la programmazione.

Per chiudere ritengo necessario proporre un breve riferimento al “processo di preparazione” della “pietanza” Centri per Bambini e Genitori. Fuori di metafora cosa significa l’indicazione presente nel titolo di “amalgamare gli ingredienti e servire ben caldi”? Certamente il modo di mettere insieme i “fattori produttivi” e, più in generale, i diversi elementi che costituiscono un servizio, è altrettanto decisivo quanto la qualità dei componenti. Non si tratta di tritare o frullare, o anche soltanto di mescolare… Amalgamare vuol dire mettere insieme, unire facendo in modo che ci sia armonia tra le parti, che nell’apprezzare l’equilibrio dell’unitarietà si possano distinguere e “stimare” le diversità, ma anche questo non basta, poi serve il “calore” umano che è passione, energia, ascolto, entusiasmo, affetto, consapevolezza… e nei Centri per Bambini e Genitori, se funzionano, ce n’è sicuramente.

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