Ripartire da un “nuovo” km. 0

Il cammino non è solo una metafora della vita, è una scuola di vita e un (faticoso) punto di osservazione privilegiato per capire e orientare la propria vita.
Non esistono cammini modesti e grandi; dall’escursione di un giorno al Camino Francés, ogni cammino vissuto intensamente, con spirito pellegrino, ha un senso ed è un segno da comprendere, contestualizzandolo all’interno della propria vita.
È stato così anche per il Cammino di San Francesco di Paola che ho potuto percorrere in questo strano agosto al tempo del Covid-19; è un cammino con una sua particolarità. Due itinerari sulle orme del Patrono della Calabria, attraversando i luoghi che fecero da cornice alla sua vita: La Via del Giovane (49 km, in 3 tappe, da San Marco Argentano al Santuario di Paola); La Via dell’Eremita (63 km, in tre tappe, da Paterno Calabro al Santuario di Paola).
A questa io ne ho “aggiunta” un’altra; la Via del Giovane l’ho percorsa partecipando al cammino promosso dagli organ izzatori: è stata una bellissima esperienza di cammino di gruppo, con tante persone, per lo più, appunto, giovani… ho cercato di relazionarmi da compagno di strada con tanti, se non con tutti; la Via dell’Eremita, che mi si addice di più, l’ho percorsa, appunto, da solo, in cui ho ricominciato a combattere con la mia ombra, come a Santiago 5 anni fa… ma non sono più lo stesso e la fatica è tantissima, con il rischio crescente di soccombere a fantasmi, “tarli”, incubi ed “ologrammi”…
Complessivamente è stata una bella bella ed utile esperienza: prima parte più facile, insieme a 20 e più viandanti, relazioni, incontri, storia e storie; seconda parte più lunga e faticosa, in tutti i sensi, fatta da solo, tra pensieri e richiami, in una natura variegata (ma con faggi, castagni e felci su tutti) e bei paesaggi, con armonia tra ambiente e paesi. Insomma una sintesi di tantissimi elementi che caratterizzano il camminare.
…e poi c’è il km. 0.
Non è solo il km. 0, come a Finisterre, dove finisce il Cammino di Santiago; per me è stato anche il punto di ripartenza per la seconda parte del cammino, da cui tornare al km 0.
Non è come nel “gioco dell’oca”, dove rischi di tornare al punto di partenza, dopo tanta fatica, senza sapere il perché; ho scelto di ripassare per il km. 0, per tornarci con più consapevolezza, per ripartire di nuovo.
I miei cammini non hanno mai avuto l’approccio o l’effetto “Monte Tabor”… (Lc. 9,33): è bello essere qui, rimango sempre sul cammino. Certamente il cammino mi “trasfigura”, se non altro per la fatica, e ti “costringe” a mostrarti per quello che sei… Il mio camminare non è mai stato una fuga dalla realtà, è stato sempre un modo per avere un altro punto di osservazione sulla mia via, una possibilità di sviluppare un “pensiero laterale” che mi permettesse di ricollocarmi nella corretta posizione per riaffrontare la quotidianità, avendo potuto “richiarire”/”ridefinire” l’orizzonte.
I miei due arrivi al km. 0 di Paola non sono stati un “tornare” al punto di partenza, ma il ritrovare un “nuovo” punto di partenza, riscoprire che “devi”/”puoi” ricominciare da un “nuovo” km. 0, che è sì lo stesso di quando sei partito da casa, ma è anche un altro.

Con questo “racconto” del mio Cammino di San Francesco di Paola spero di essermi fatto capire, comunque “mi sono capito io” (cit. Come un gatto in tangenziale). Poi c’è tutto l’orizzonte del raccontarsi “nel” e “con il” cammino… ma questo è un progetto per il futuro prossimo…

Ripartire da un “nuovo” km. 0
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Un commento su “Ripartire da un “nuovo” km. 0

  1. è vero nel cammino si vive a km 0; pur percorrendo km, tanti o pochi che siano, sei comunque nudo di fronte alla vita vera, senza orpelli e sovrastrutture, immerso nella natura e nei tuoi limiti e le tue possibilità, da solo o con qualcuno si può sperimentare l’essenza della vita, che è sempre e comunque, che lo si voglia o no, “a km zero”.

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