Cooperative sociali tra rischi, minacce e mancate opportunità

Ho dato la disponibilità a rispondere a chi mi pone, in privato, questioni che riguardano le elezioni regionali ed il programma di “Dipende da Noi”
Due persone mi hanno posto questioni riguardanti le cooperative sociali, da angolature diverse.
C’è chi mi scrive protestando per “l’uso smodato che le pubbliche amministrazioni fanno delle cooperative con stipendi ridicoli per lavori delicati”, auspicando che il pubblico “assuma e faccia meno ricorso a queste”.
C’è un’amica che mi scrive a proposito di “quanto spreco di denaro pubblico ci sia per realtà che, dietro la sigla “onlus”, nascondono delle “spa” a tutti gli effetti (…), con risparmi sugli appalti che spesso vanno a foraggiare gli uffici cooperativi piuttosto che sostenere gli addetti alle attività appaltate”.

Il mondo della “cooperazione” ha costituto da sempre un argomento di confronto, anche aspro, tra diverse posizioni, anche interne alle diverse componenti, principalmente per i pericoli di uso strumentale da parte delle amministrazioni pubbliche e di sfruttamento dei lavoratori.
Anche l’ambito specifico della “cooperazione sociale” che ha “lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini” oltre a rappresentare una grande opportunità per una economia a misura di persona è stato, ed è, oggetto di polemiche, contrasti, contestazioni… Ricordo solo un episodio personale, capitatomi all’indomani dell’approvazione della Legge n. 381/1991 “Disciplina delle cooperative sociali”. Mi telefona un (ex) amico che mi chiede: “Ho una s.r.l., come faccio a trasformarla in cooperativa sociale così risparmio?”

La recentissima DGR n. 941/2020 ha approvato, ai sensi della L.R. n. 34/2001, il nuovo tariffario regionale e i corrispettivi per l’affidamento dei servizi alle Cooperative sociali da parte degli enti locali territoriali e degli altri enti pubblici adeguandolo al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL); nella DGR si prevede anche di aggiungere al costo ora servizio un 15% massimo di costi amministrativi.
In precedenza, 2018, la Regione Marche ha sottoscritto un protocollo con l’Alleanza delle Cooperative Italiane Marche con cui sono state recepite una serie di proposte con le quali sostenere e valorizzare il mondo della cooperazione sociale quale realtà indispensabile alla tenuta e allo sviluppo dell’intero sistema produttivo marchigiano.
Va riconosciuta alla Regione Marche un’attenzione al mondo della cooperazione sociale che, però, si è rivelata troppo spesso più di forma che di sostanza, con carenze sia nel dare seguito agli atti (troppe volte disattesi dagli Enti pubblici e dalle cooperative stesse, anche per verifiche e controlli regionali quasi inesistenti), che nel mantenere una coerenza di sistema tra i diversi assessorati (dalla formazione professionale al lavoro, dalle politiche sociali alla sanità, alla cultura… tutti in ordine sparso) e tra le diverse dimensioni connesse: tutela dei lavoratori, inserimento lavorativo di persone svantaggiate, sostegno finanziario…

La questione del frequente (eccessivo?) ricorso alla esternalizzazione dei servizi da parte degli Enti pubblici è complessa perché la gestione diretta è sempre più complessa e difficile per i vincoli si hanno. D’altra parte questo non può far derogare dal rispetto delle regole e della dignità dei lavoratori.
Il pubblico “deve” aumentare la gestione diretta (con assunzioni stabili) nei settori e nelle attività strategiche e dove la titolarità non può essere delegata al privato. Ma soprattutto deve governare il processo di committenza; deve sapere cosa chiedere, lo deve definire bene, deve seguire e controllare tutto il percorso dall’assegnazione alla erogazione alla verifica del servizio esternalizzato, deve garantire trasparenza e partecipazione.
Considerato il valore ed il ruolo “pubblico” della cooperazione sociale, dal mio punto di vista, va privilegiato il ricorso alle realtà del no profit (rispetto al for profit), garantendo gli adeguati controlli sia nell’assegnazione dei servizi che nella tutela dei lavoratori, nel controllo partecipato delle prestazioni erogate, nel verificare e nel sanzionare eventuali disfunzioni e mancato rispetto delle regole.

Tra i rischi interni al mondo della cooperazione sociale, sulla base dei cambiamenti di questi anni, oltre ai “trasformismi” e ai “gigantismi”, che ne snaturano il valore economico etico e sociale, va contrastato lo sfruttamento dei “braccianti dell’assistenza” sociale, sanitaria, educativa, ma anche nel mondo della cultura, con episodi sempre più frequenti assimilabili ad una sorta di “caporalato”. Le denunce ai committenti fatte dai dipendenti che cercano di opporsi, con evidenti rischi personali, non bastano a fermare il fenomeno, anche a causa di possibili connivenze.
Nella cooperazione sociale ci sono competenze professionali qualificate ed importanti di persone con motivazioni forti, passione, esperienza e umanità, a volte mortificate da compensi orari inferiori al dovuto, turni e condizioni di lavoro non accettabili, condizioni di subordinazione incompatibili con lo spirito cooperativo… La tutela dei soci lavoratori deve essere la priorità dell’azione di Regione, Enti pubblici e soggetti coinvolti, al pari della garanzia della qualità del servizio erogato.
Tra le minacce esterne alla cooperazione sociale mi permetto di segnalare i rischi connessi con l’applicazione, ancora carente e confusa, delle norme del codice del Terzo settore (d.lgs. n. 117/2017), con un’idea ampia e generica di “impresa sociale” che sembra appiattirsi sempre di più verso una logica “aziendale”.
Tra le mancate opportunità per sostenere il ruolo economico e sociale delle cooperative sociali va considerata la scarsa conoscenza e consapevolezza (a volte in buona fede) degli enti pubblici appaltanti delle implicazioni che l’impiego della cooperativa sociale comporta, privilegiando troppo stesso la logica del risparmio unitamente a quella del rischio del consociativismo.

Per l’economia, l’idea ispiratrice del programma del movimento “Dipende da Noi” è quella del CIRCUITO ECONOMICO SOLIDALE. La natura del mondo cooperativo e della cooperazione sociale le colloca al centro di quell’economia circolare e della prospettiva di inclusione sociale che caratterizzano la visione e l’impegno di “Dipende da Noi” per far sì che la Regione faccia la sua parte anche in questo ambito.

Cooperative sociali tra rischi, minacce e mancate opportunità
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