La professione di Assistente Sociale nelle Marche

Nel maggio del 2019 è stato presentato il volumetto* “La professione di Assistente Sociale nelle Marche“, con il rapporto di ricerca relizzata dall’Osservatorio Regionale per le Politiche Sociali dell’Agenzia Regionale Sanitaria della Regione Marche e dal Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali. Ho scritto le Conclusioni, che mi sembra utile proporre in questa sede per alimentare il confronto e la riflessione.

Conclusioni

Il rapporto di ricerca presentato nelle pagine precedenti è agile e “sintetico”, ma dati, tabelle, grafici e commenti tratteggiano bene la complessità e l’articolazione della professione dell’Assistente Sociale. Gli spunti proposti partono da diversi punti di osservazione, indispensabili per comprendere le sfaccettature che, in una prospettiva unitaria, danno il senso di una figura con competenze professionali e di umanità che è sempre più indispensabile nell’organizzazione e nella gestione dei servizi alla persona.

Coerentemente con questa logica quelle che seguono non possono essere “conclusioni”, ma riflessioni di sintesi, che raccolgono alcune idee emerse dall’analisi dei dati per rilanciarle, in una prospettiva di confronto e di approfondimento da finalizzare alla programmazione di interventi e servizi: sanitari, sociosanitari, sociali.

Rispetto alla “situazione e condizione lavorativa” dell’Assistente Sociale le parole chiave che possono sintetizzare quanto emerso sembrano essere “eterogeneità” e “fragilità”. La “variabilità” sembra essere una caratteristica “peculiare” per l’Assistente Sociale, a partire dalla variegata tipologia di Enti in cui si è impiegati (Comuni ed Enti locali, Sanità, Ministeri e altri enti pubblici, Terzo settore…) e, nonostante la prevalenza di Enti “mono-committenti”, dalla presenza di diverse attività lavorative “miste” e integrative. Anche se, in media, il 70% di chi ha risposto che lavora come Assistente Sociale ha un contratto a tempo indeterminato, in questa media c’è una forte variabilità (tra il 62 e l’85%) e la “fragilità” non è data solo da quel 30% che ha un lavoro, sostanzialmente, precario, ma dalla mutabilità delle “tipologie contrattuali” adottate dai diversi Enti che trattano in modo molto diverso, professionisti che, sostanzialmente, svolgono attività analoghe.

Dall’analisi dei dati sulle “funzioni e attività” che caratterizzano l’operatività dell’Assistente Sociale nella realtà marchigiana emerge ancora la “debolezza” (forse non solo “percepita”) della professione, anche un aspetto importante e positivo. Il fatto che vengano dichiarate le “due funzioni fondamentali: il Segretariato Sociale e il servizio sociale professionale” testimonia la progressiva “centratura” dell’impiego dell’Assistente Sociale rispetto allo specifico della propria professione; non era dato per scontato che l’Assistente Sociale facesse, per lo più, quello che caratterizza l’Assistente Sociale.

Le “aree di intervento” di cui si occupa e la distribuzione del tempo di lavoro risentono della già citata “variabilità”, con rischi e opportunità che si distribuiscono diversamente, anche con riferimento a predisposizioni personali, tra chi è impegnato in una sola area e chi è chiamato ad occuparsi di più destinatari e questioni contemporaneamente. Una dimensione da approfondire, sia per cogliere aspetti collegati al modo di esprimere la propria professionalità che per organizzare meglio il lavoro personale e collettivo, è la relazione quanti-qualitativa dell’attività “divisa” tra interventi con singoli utenti e azioni di sistema: prevalgono sicuramente i primi e questo è corretto e importante, ma valorizzare la professione anche sui “modelli” di intervento potrebbe essere molto utile.

Le dimensioni “formazione e supervisione” rappresentano aspetti qualificanti di ogni professionalità. Rispetto alla consapevolezza dell’Assistente Sociale sull’importanza di formazione e aggiornamento le risposte del questionario sono molto incoraggianti: una percentuale altissima di frequenze nell’ultimo anno di lavoro, con un’opportunità in aumento per almeno un terzo dei rispondenti; una sfumatura grigia, ancora la “differenza” tra i professionisti impegnati in settori diversi. Il dato sulla supervisione è però negativo perché il 42% di rispondenti che dichiarano di non aver avuto accesso alla supervisione nell’ultimo anno è troppo alto per una professione fortemente centrata sulla relazione e sul rapporto con le persone, prevalentemente in difficoltà.

La “rappresentazione” del “bisogni del territorio e dell’utenza” che ha l’Assistente Sociale è un’indispensabile completamento delle indagini e rilevazioni che si possono realizzare e delle analisi dei flussi informativi sanitari e sociali attivati. La scelta di dedicare una parte del questionario, e quindi del rapporto, a questo aspetto si è rilevata convincente perché le risposte date non solo tratteggiano una realistica “fotografia” della situazione attuale, ma suggeriscono piste di possibili evoluzioni dei bisogni che possono orientare già da adesso scelte di programmazione: una burocratizzazione cresciuta e ritenuta eccessiva e l’aumento del lavoro sulle urgenze/emergenze, non sono solo criticità della professione, ma un doppio indizio sul rischio di “snaturare” una professionalità trascurando, anche, il lavoro sulla/con la/per la “normalità” che vuol dire investire sulla prevenzione. L’articolata elencazione dei “principali bisogni dell’utenza” (dal disagio economico all’esclusione sociale, dalla non autosufficienza alla sofferenza psichica…) evidenzia la consapevolezza, diffusa nei rispondenti, che si è costretti sempre più ad affrontare “multiproblematicità”, personali e collettive, con la dimensione familiare che, spesso, costituisce un fattore di aggravamento anche se invece, potenzialmente, potrebbe e dovrebbe rappresentare una risorsa per aiutare la soluzione dei problemi.

Le “criticità” emerse, in effetti, sono state già rappresentate, anche se dallo specifico capitolo emergono conferme e “novità”. Un utile punto di osservazione è quello sugli “aspetti critici nel sistema dei servizi” che, in maniera indiretta ma anche esplicita, suggerisce delle “prospettive” di cui è opportuno scrivere, cercando di tratteggiare alcune direttrici di lavoro praticabili:
– L’affermata concentrazione della maggior parte del tempo di lavoro dell’Assistente Sociale sulla “presa in carico”, rispetto ad altri aspetti del lavoro professionale, non viene percepita come dimensione positiva e gratificante, probabilmente perché c’è una “solitudine” nel farsi carico di persone, storie e sofferenze (soprattutto nel “sociale” dei Comuni). La direttrice su cui lavorare ha, quindi, due facce: quella del rafforzamento delle competenze e delle attività “tipiche” dell’Assistente Sociale e quella della definizione di altre professionalità sociali, unitamente all’intensificazione del percorso di integrazione tra le professioni sociali e quelle sanitarie.
– Una seconda linea prospettica è ben indicata in uno dei “box” del Croas: “Il servizio sociale, dovrà riorganizzarsi per poter intervenire non solo come soggetto ma come strumento di raccordo per rispondere alla pluralità dei bisogni emergenti, riconfermando il mandato professionale e non solo quello istituzionale per rendere efficaci le risposte ai nuovi bisogni manifesti”. Probabilmente non è “solo” il servizio sociale a doversi riorganizzare in questo modo, ma tutto il sistema dei servizi sanitari e sociali, integrati.
– Non per importanza, l’ultima “direzione” di impegno deve riguardare il rafforzamento della professione di Assistente Sociale in termini istituzionali, contrattuali, strutturali ed organizzativi. Un lavoro che chiama in causa diversi soggetti e un approccio unitario, da condividere e concretizzare in atti normativi a livello nazionale, regionale e territoriale.

C’è molto da fare. Ma si può affermare con sicurezza che questo rapporto ha chiarito diversi aspetti della professione dell’Assistente Sociale e, quindi, permetterà di orientare correttamente le azioni da intraprendere.

 

* Il volume si può richiedere all’Osservatorio Regionale Politiche Sociali

La professione di Assistente Sociale nelle Marche
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